lunedì 18 luglio 2016

Stranger Things. Commento

Le biciclettate a notte fonda, con la luna piena in cielo e i cappucci delle felpe tirati sulla testa come in E.T. Le lunghe camminate sulle rotaie, fianco a fianco, parlottando a bassa voce, come in Stand By Me. Il gruppo di rEgazzini perdenti che combattono una creatura mostruosa come in IT. La rEgazzina dai poteri parapsicologici come in Poltergeist. E poi gli incontri segreti, i walkie tolkie, le prime pulsioni sessuali e un'amicizia più forte di qualsiasi cosa, come quella dei Goonies.

Stranger Things, la nuova serie tivvì di Netflix uscita pochi giorni fa - come di consueto - in unico shoot (una sola stagione, per ora, da otto episodi), è un piccolo capolavoro ed è già cult!
perché riesce a unire la nostalgia degli anni Ottanta al rinnovamento; perché prende il genere teen e lo trasforma in una storia più lunga, articolata, che sembra scritta da Stephen King e diretta da Steven Spielberg. E scusa se è poco!
1983. Indiana, Hawkins, piccola cittadina immersa nei boschi, a pochi chilometri da un centro di ricerca segreto. Siamo in piena Guerra Fredda e qualcosa va storto. Una creatura scappa. Poi la prima scomparsa sospetta: quella di un ragazzino. E la gente comincia ad avere paura. La madre apre un'inchiesta sulla scomparsa con le autorità locali, che si dipana in una serie di misteri che coinvolgono esperimenti governativi top-secret, terrificanti forze soprannaturali e una bambina molto strana sbucata dal nulla...
La serie cita film (come Risky business, che ha lanciato Tom Cruise), musica (su tutta, Should I Stay or Should I Go? dei Clash) e giochi (il GdR Dungeons 'n' Dragons) del decennio tanto amato.
Poi ci sono gli attori, tutti bravi! a cominciare dai più piccoli, fino ai più grandi (Winona Ryder, David Harbour e Matthew Modine), che negli anni Ottanta furono protagonisti di film indimenticati (Beetlejuice, Birdy e Full Metal Jacket).


Te lo stai già adorando. Forse perché te gli anni Ottanta li hai vissuti: ah, nostalgia canaglia...

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