lunedì 16 settembre 2013

Batman '66. Commento

Nel tuo delirio di Bat-fan, ieri hai scaricato dal torrente il film Batman del 1966, ed hai iniziato subitamente a vederlo (ma conti di finirlo oggi).
Proprio quello con Adam West nei panni del CavalierO Oscuro e di Burt Ward in quelli del Calzamaglia Meraviglia! Che all'epoca girarono un lungometraggio nella pausa estiva tra la prima e la seconda stagione della serie TV, onde far conoscere il serial nei paesi dove non era distribuito.
Ricordi ancora quando, fanciullo, seguivi quel Batman su ItaliaUno, con tutti i suoi "smash!" e "punch!" in sovraimpressione, e tenevi la sigla in .mod sul computer ("Na na na na na na na na na na na na... BATMAN!").
Crescendo fumettisticamente però col Batman milleriano, hai iniziato a sentirlo troppo ridicolo e ad odiare quella versione camp dell'Uomo Pipistrello. Fino a quando non è arrivato Sua Maestà Morrison che, con i suoi geniali retcon, ti ha fatto tornare nostalgia di Adam West.
Perché - dai, cazzo! - anche quello è Batman. Anche quel periodo fa parte della storia del Bat-Man. Anche quel Batman è in continuity!
Il Batman di Adam West, quello con la panza, passa dal piccolo al grande schermo con nonchalance, riciclando senza ritegno i cliché, gli sketch e le scenografie a basso budget; muovendosi in mezzo ad effetti speciali di scarsissimo effetto visivo (do you remember lo squalo di gommapiuma?); e combattendo i più grossi manigoldi dei tempi andati (il "Jolly" coi baffi visibili sotto il cerone, il Pinguino, l'Enigmista e la Donna Gatto Julie Newmar... a Wong Foo, grazie di tutto!).
La serie (e codesto film) era caratterizzata da costumi sgargianti che sembravano uscire dal teatro parrocchiale di Carnevale, dalla famosa batmobile / Ford Lincoln Futura (modello vecchio di almeno un decennio già all'epoca, in culo al fatto che la WayneTech è notoriamente all'avanguardia!), dalla leva per il "cambio costume istantaneo" all'ingresso della batcaverna, e dalle scazzottate enfatizzate dalle succitate scritte onomatopeiche.
E non scordarti delle scenette al limite della goffaggine: con un Robin che esclamava in continuazione "Santa Savacca" (qualunque cosa voglia dire...), "Santo Mago Merlino" e - per i fan di Topolino - "Santo Gambadilegno", i gadget con l'etichetta esplicativa, un Bats al quale si scaricavano le pile dei gadget o che urlava "presto Robin, il bat-repellente per pescecani!", e un Dinamico Duo che accusava dolori intercostali quando faticava troppo.
Puoi chiuderti nella tua botte di ferro pensando che fosse tutta una satira, ma purtroppamente così non era: devi infatti sapere che dal 1956 al 1963, complice le regolamentazioni del Comics Code (che, in soldoni, proibiva la raffigurazione di sangue, violenza e sessualità, e richiedeva che i buoni vincessero sempre), gli autori di fumetti vennero forzati a scrivere dell'intrattenimento per bambini. Nasceva la Silver Age del fumetto americano, un periodo magico in cui tutto era infantile, insensato, sciocco e ridicolo. Un'epoca di animali parlanti dotati di superpoteri; un'epoca spensierata e visionaria, futuristica e datata; un'epoca dalla moralità "bianca o nera", caratterizzata da una generale assenza di temi maturi. In un periodo, d'altronde, in cui gli States erano i paladini del mondo e della giustizia (si era appena usciti dalla II Guerra Mondiale) e dove i comics erano accusati di essere "la fonte di ogni male", non c'era posto per un eroe "oscuro". Batman divenne pertanto un eroe in calzamaglia che lottava per il Bene, combatteva alla luce del sole e collaborava con tribunali e polizia. Apparvero nemici bizzarri e innocui, viaggi nel tempo e nello spazio, mentre i cattivi storici divenivano vere e proprie macchiette (povero Joker!) o sparivano del tutto perché "troppo inquietanti" (v. Due-Facce e lo Spaventapasseri). Le storie batmaniane della Silver Age rasentavano il ridicolo, avendo perso l'atmosfera gotica delle origini per trasformarsi in "commedie di famiglia", a causa altresì dell'allargamento della Batfamily (che vide l'introduzione, accanto a Robin, di una Bat-Girl, di una Bat-Woman, di un batcane e del Bat-Mito...).
Eppure Adam West & Burt Ward ebbero i loro meriti: è con loro che Catwoman passa dallo spraticissimo costume viola con gonnella e mantello (all'epoca in voga nel fumetto) alla tuta nera fetish con artigli annessi; ed è grazie a loro che Victor Fries passa dal nome di "Dott. Zero" a quello definitivo di "Mr. Freeze". Senza contare che molti dei nemici appositamente creati per lo show sbarcarono poi sulla carta (Re Tut e Testa d'Uovo), e che quella batmobile e quel batcostume sono diventati canonici.
Insomma: un film comico, spassoso e colorato: un autentico gioiello della pop art!
È vero, rimane un trashone, ma non puoi non consigliarlo a tutti i 30-40enni per farsi teletrasportare dalla memoria in un passato in cui ci si divertiva giocando coi batgadget e i villain non erano realmente cattivi e pericolosi. E per apprezzare le differenze fra un comic-movie di oggi, pieno di effetti speciali, e un comic-movie di quarant'anni fa pieno di ironia e di idee fantasiose!
Ah, sì. DC Comics ne ha tratto, alcuni mesi fa, una serie a fumetti. Che non vedi l'ora arrivi nel Bel Paese.
E brami la batsuit in uscita col prossimo Arkham Origins
,


sì, proprio questa!

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