martedì 27 agosto 2013

"Prometheus" e "Arkham rinato". Commento

Ierisera (su SKY Cinema), hai finalmente visto il discusso prequel di Alien ad opera di Sua Maestà Ridley Scott: Prometheus.
Alla buon'ora.
Che non sapevi se vederlo o meno, visto che in Rete hai letto "tutto" e il "contrario di tutto" sul film: da "porcata" a "troppo confuso" a "occasione mancata".
Di per sé devi ammettere che solo alla fine hai avuto chiaro in che termini esso si pone come prologo della saga di Alien perché, nonostante l'architettura delle astronavi aliene e la presenza ricorrente degli Ingegneri, e i parassiti che fanno cucù dal torace (facendo dunque intendere che si tratta dello stesso universo narrativo),
Ocio: contiene spoiler
L'avete voluto!
solo nella scena finale si vede la forma primordiale di un alien (probabilmente una futura Regina) fuoriuscire dal suo ospite.

Prequel di Alien, allora. Per quanto la prima parte del film è identica a quella della pellicola originale di Scott del 1979:
- un'astronave alla ricerca di un pianeta ignoto, in viaggio verso uno dei più oscuri angoli dell'universo,
- l'equipaggio che si risveglia dal sonno criogenico e che intraprende l'esplorazione di una struttura aliena sconosciuta, dove ti trova forme di vita biologiche che era meglio lasciar sopite!
- decapitazioni robotiche, e una novella Ripley che alla fine sarà l'unico umano rimasto in vita.
Poi chiaramente succede dell'altro, ma il film è parecchio telefonato, nel senso che il canovaccio ricalca pedissequamente i precedenti film di Scott.
Nel 2089, i ricercatori Shaw e Holloway scoprono degli antichissimi graffiti in una grotta in Scozia. Vi sono raffigurate alcune creature umanoidi che indicano una costellazione: per i due è un chiaro indizio sull'origine della razza umana (evidentemente creata da questi titani). Quattro anni più tardi Shaw e Holloway si risvegliano sul Prometheus, l'astronave avente la missione di raggiungere la Luna LV-223, unico pianeta abitabile della suddetta costellazione.
La pellicola, tuttosommato, non è malaccio.
Certo, c'erano i presupposti per una sinfonia spaziale di proporzioni epiche, ma così non è stato: la pellicola, a livello visivo potentissima, si riduce solo ad un mediocre blockbusterone, nonostante la grandiosità delle ambizioni e la quantità di misteri e intrecci che mette in scena. Il successo riscosso comunque pare sia stato sufficiente a garantirne un seguito, atteso per il 2015.
Epperò, ti è piaciuta, anche perché ti ha permesso di comprendere finalmente l'origine degli Alien. Perché il pongo nero che si vede in Prometheus, una volta ingerito, genera un parassita che, passando da ospite ad ospite, muta, fino a dar vita, nel finale, alla prima forma grezza degli alien. Scott ti ha inoltre chiaramente fatto intendere che gli alien erano effettivamente il risultato finale di un'arma biologica create dagli Ingegneri e destinata alla Terra.
Consigliato dunque a tutti i fanatici della saga fantahorror. 'ché Alien: La clonazione e i due Alien vs. Predator non erano mica davvero-davvero dei film di Alien, no?
Voto: ★★★★★

Nel frattempo hai letto Batman: Arkham rinato, corposo TP Planeta (200 pagg) contenente due archi narrativi che, a parte il medesimo ecceziunale scrittore (David Hine), non hanno niente a che vedere l'un con l'altro.
Innanzitutto c'è una miniserie - che dà titolo all'albo - dedicata al Manicomio criminale più famoso dei fumetti (consacrato a suo tempo da Grant Morrison e Dave McKeane in una famosa graphic novel), ricostruito e rinnovato per l'occasione.
Molto bella, sebbene ci sia pochissima azione e ancor meno Batman. Di fatto, parallelelalmente alla crescente violenza legata alla triste vicenda dell'Uomo in Cenci, sei stato trascinato in un viaggio nella mente malata del Dott. Jeremiah Arkham che, col passare del tempo, si è lasciato evidentemente tentare egli stesso da quella follia che ha sempre cercato invano di curare.

Segue il primo arco narrativo di Detective Comics post-Battaglia per il Mantello, Impostori, disegnato da un sempre bravissimo Scott McDaniel. Lo stile confuso di McDaniel riesce a ben rappresentare il caos delle baruffe tra jokerz e batfanz (sì, è proprio la storia che ha ispirato il videogiuoco Gotham City Impostors), che metteranno a ferro & fuoco Gotham. In una giostra di omaggi al Batman cinematografico e alla cultura moderna (v. il fenomeno dei flash mob), e un richiamo alla storia medievale con la Fiera londinese di San Bartolomeo, la mitologia del Cavaliere Oscuro si arricchisce di un nuovo psicopatico: Winslow Heath, il Joker Impostore.
Botte da orbi
Così come ne Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan avevi visto dei batmen raffazzonati che, con costumi cuciti in casa e fucili in pugno, tentavano di mantenere la sicurezza nelle strade, ma che ben presto si son dovuti scontrare contro il "vero caos" del Joker, impersonato dal compianto Heath Ledger (non è un caso l'uso dello stesso nome per il villain del fumetto), qui Hine ti sbatte in faccia i deleteri effetti che figure come Batman e Joker possono provocare sulla gente comune, e come quello dell'Uomo Pipistrello possa diventare un esempio sbagliato, in quanto è molto facile varcare la sottile linea che separa la giustizia dalla vendetta e dal vigilantismo senza freni.

L'unico elemento strano di tutto il vol. di David Hine, è che Batman dovrebbe essere Dick Grayson, eppure sembra Bruce Wayne... ma si tratta comunque di una questione puramente tecnica che non ti ha rovinato assolutamente la lettura.
Voto: ★★★★★

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