sabato 22 giugno 2013

L'Uomo d'Acciaio. Commento

Uellà! due volte al cinema in un mese: che lusso! Ma questo reboot di Superman ti stuzzicava troppo per non vederlo (da solo!) nei tempi giusti... d'altronde è degli stessi autori di 300 (Zack Snyder - regia) e della nuova trilogia batmaniana (Christopher Nolan - soggetto‎).
Che poi non hai del tutto capito la necessità di un reboottone sull'Uomo d'Acciaio perché sei stato probabilmente tra i pochissimi ad aver apprezzato quel Superman Returns del 2006 interpretato da Brandon Routh (nei panni del superuomo). Nondimeno hai apprezzato anche questo L'Uomo d'Acciaio.

Chi è Superman lo sanno tutti: è il primo supereroe DC ad essere apparso, avendo debuttato tra le pagg. di Action Comics #1 nel 1938. Dopo di lui arriveranno tutti gli altri, Marvel compresa. È l'apoteosi del concetto di supereroe e dell'altruismo. È il superuomo che si mette a disposizione della collettività, anche a rischio della propria vita.

Il film si apre con la nascita di Kal-El su Krypton. Come in qualsiasi film su Superman che si rispetti. Ma non te la cavi coi 10 min di bianco abbagliante della prima storica pellicola cult interpretata dall'insuperato Christopher Reeve! Dovrai sorbirti una mezz'ora buona di cospirazioni e battaglie su una Krypton infarcita da una fauna, un'atmosfera e una tecnologia sufficientemente e credibilmente alieni, e con Russell "Gladiatore" Crowe nei panni che furono di Marlon Brando, ossia Jor-El, padre naturale di Superman. La storia è un chiaro rifacimento di Superman II:
"pur con l'assenza di Lex Luthor - presente in Superman II, ma qui chiaramente conservato per il già annunciato sequel - ritroviamo il gruppo dei tre kryptoniani salvatisi dall'esplosione del pianeta: il Generale Zod, Faora Hu-Ul e Nam-Ek (o Non? comunque: il grosso del trio), scacciati dal loro popolo perché rivoluzionari e sovversivi. Costoro giungono sulla Terra, dopo oltre trent'anni di vagabondaggio, per vendicarsi di Jor-El (volendosi rivalere sul figlio... lo dice anche la Bibbia: le colpe dei padri ricadranno sui figli!), e sottomettere la Terra alla loro autorità, per ricostruire, sui cadaveri dei suoi abitanti, una Nuova Krypton".
Purtroppo gli manca la brillantina e il ricciolo ribelle di Reeve!
Il montaggio non cronologico, che spezza continuamente il ritmo con tonnellate di flashback, riprende chiaramente la tecnica narrativa già sperimentata da Nolan in Batman Begins: quindi ti ritrovi un Clark Kent adulto e malinconico in giro per il mondo, alla ricerca di sé stesso e delle risposte alle sue millemila domande, con il passato vissuto nella fattoria di papà Kent (Kevin Costner) in quel di Smallville, che ogni tanto fa capolino. Da qui in avanti assisterai alla consacrazione di Superman come "boy-scout d'America", in lotta contro il Trio Drombo di cui sopra.
La pellicola è forse esageratamente lunga e verbosa (dueoremezza!), e nell'ultima ora si trasforma in vero e proprio disaster movie. Ma d'altronde: ad un superuomo gli vuoi dare o no delle superminacce e dei supercombattimenti?! A te sembra ovvio.

Rispetto ai precedenti film di Richard Donner - graziati da una componente umana e da un tocco di commedia - questo L'Uomo d'Acciaio si conferma come l'interpretazione più realistica del "mito" di Superman. Henry Cavill ha il physique du role, e Snyder e Nolan sono riusciti nella difficile impresa di non farti stare sulle balle l'eroe rossoblù. Anzi, di più: la lotta interiore di Clark per venire a patti con la sua natura aliena e semidivina, e con un mondo che non lo merita e che, per natura, lo rifugge, lo isola e lo emargina, e il duplice rapporto padre-figlio - da un lato Jor-El che con la speranza e l'amore nel cuore, salva la vita al figlio mandandolo sulla Terra ("col tempo li aiuterai a compiere meraviglie"); dall’altro Jonathan Kent, pragmatico campagnolo del Kansas che, seppure cerchi di proteggerlo, riconosce nel figlio adottivo le molte specialità: "dovrai decidere che tipo di uomo vuoi diventare da adulto, chiunque sarà quell'uomo, buono o cattivo, è destinato a cambiare il mondo" (perché "da grandi poteri derivano grandi responsabilità"... ?) - ti hanno più di una volta commosso. Eh, già!
Non conoscendo praticamente per nulla il Superman cartaceo, non ti senti di dire null'altro sulla riuscita delle altre caratterizzazioni (Lois Lane, il direttore del giornale di Metropolis, etc...). Peccato solo per l'assenza della "Fortezza della Solitudine" e per qualsiasi riferimento alla kryptonite (l'unico materiale che può danneggiare Superman), ma alla fine del film vengono finalmente poste le basi per un Superman nerd che va a lavorare come reporter al Daily Planet.

Il film non è un capolavoro ma neanche la spazzatura che molte recensioni vogliono far credere; è un film più che buono che piacerà sicuramente agli appassionati e che probabilmente, stavolta, riuscirà a gettare le basi dell'Universo DC sul grande schermo.
Voto: ★★★★★

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