martedì 28 maggio 2013

V for Vendetta. Commento

«Ricorda per sempre il 5 novembre, il giorno della "Congiura delle Polveri" contro il Parlamento. Non vedo perché di questo complotto, nel tempo il ricordo andrebbe interrotto».
Oggi hai finalmente finito di leggere V for Vendetta, che la faccia di Guy Fawkes della cover ti stava a guardare da anni dallo scaffale!
Fai parte di quella maggioranza di lettori che ha comprato la graphic novel di Alan Moore e David Lloyd dopo aver visto il film di James McTeigue, perché hai letteralmente adorato quella pellicola (che da quel 2005 praticamente vedi almeno una volta l'anno) e non hai mai capito perché Alan "Rasputin" Moore debba sempre dissociarsi dalle riduzioni cinematografiche dei suoi lavori!
V for Vendetta è un "romanzo grafico" molto, ma molto impegnato, di immensa intensità, e ti ha fatto comprendere, molto più di Watchmen, come mai il geniale scrittore inglese sia considerato uno dei più grandi talenti del panorama fumettistico mondiale. Nel creare il suo capolavoro lo hanno comunque aiutato tanto le matite di Lloyd, che rendono i vicoli di Londra ancora più grigi e nebbiosi della realtà.
Lo sai. Hai scoperto l'acqua calda!
V for Vendetta è ambientato in una Londra futura in cui il potere è nelle mani di un governo totalitario, dalle leggi durissime. Ogni angolo, ogni strada, ogni azione del popolo è sorvegliata e visionata da un Primo Ministro che vegeta in una stanza in compagnia di una miriade di monitors. Nessuno osa ribellarsi. Fino a quando sulla scena, proprio come un attore che indossa la beffarda maschera di Guy Fawkes (famoso cospiratore che nel complotto del 1604 detto della Congiura delle Polveri, tentò di far saltare il Parlamento britannico), irrompe il giustiziere notturno Vendetta, enigmatico personaggio in cui il desiderio di libertà si fonde con uno spiccato spirito anarchico.
L'edizione in tuo possesso è quella B/N della PMA Intermedia formato bonellide, che nella sua piccolezza ha effettivamente reso più pesante la lettura (a motivo del testo ridimensionato)... come se già V for Vendetta non richiedesse di suo una notevole dose di "attenzione e pazienza"!
Ricordi ai lettori meno attenti, che V for Vendetta è nato in B/N nel 1982 sulle pagg. della rivista inglese Warrior. La colorazione è successiva, risalendo al 1988.

V for Vendetta non è un fumetto. O meglio, non è un fumetto Vertigo come gli altri di mamma DC Comics. L'opera si collega pienamente alla tradizione narrativa anglosassone della distopìa. E, assurgendo al rango di classico, si colloca con grande dignità accanto a 1984 di George Orwell, Il mondo nuovo di Aldous Huxley e Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, ai quali certamente si ispira ma ai quali non ha nulla da invidiare.
Nei testi di Moore c'è lo spirito sovversivo della pubblicistica punk e underground, stilemi poetici, monologhi interiori di stampo joyciano, spartiti e testi di una canzone da lui scritta per i Bauhaus, riferimenti all'occultismo, alla musica soul, e a chissà cos'altro che non hai neanche capito.
Al di là delle ovvie differenze con la pellicola, ci sei rimasto di "melma" (cit.) quando nel fumetto non hai trovato la bellissima scena del film in cui V diffondeva la maschera di Guy Fawkes per tutta Londra - maschere indossate dai cittadini durante la rivolta finale - e che culmina col drammaticissimo assassinio della bambina con gli occhiali, sigh!

Peccato solo che chi oggi voglia portarsi a casa questo capolavoro del fumetto, debba spendere 35,00 eurozzi per la (seppur bellissima) Warrior Edition della Lion.

sabato 25 maggio 2013

DK: Io so chi non sono. Commento

E allora hai letto in giro sulla Rete che nell'aprile scorso, Astorina, nella collana Il Grande Diabolik (sottocollana Il Grande Diabolik presenta), invece del solito Speciale primaverile, se n'è uscita con questo DK: Io so chi non sono, storia inedita scritta da Mario Gomboli e Tito Faraci, disegnata e colorata da Giuseppe Palumbo.
Ora, non è normale un Diabolik a colori né è normale che l'albo sia titolato DK (che fa tanto PK=Paperinik). Ma c’è una motivazione a questo: DK è e non è Diabolik. Come recita l'ultima pagina di copertina, è "altro" da lui, dal classico Re del Terrore, anche se molti aspetti li accomunano. Vive e agisce a Clerville che non è Clerville. È braccato dall'Ispettore Ginko che non è l'Ispettore Ginko. E c'è una Eva Kant che non è Eva Kant. In poche parole è l'equivalente Astorina dell'Universo Terra-Uno di mamma DC Comics, perché vuole essere ambientato in un mondo e in un tempo parallelo, con i personaggi tradizionali rivisti e modernizzati (in che misura possono saperlo solo i lettori storici); ma al tempo stesso - e qui sta il coraggio della Astorina - è un reboot. Perché con DK l'editore punta altresì a ripartire da zero, per conquistare nuovi lettori (anche all'estero). E per farlo ha resettato la continuity, e si è approcciata al colore e ad una impostazione delle tavole molto all'americana.
Di certo non è necessario dire chi sia Diabolik; ormai fa parte dell'immaginario collettivo e della cultura fumettistica dell'italiano medio. Ma tu lo dici lo stesso!
Diabolik nasce nel 1962 per iniziativa delle sorelle Giussani (pace all'anima loro), che vollero un fumetto tascabile (ancora più piccolo dei bonellidi) in B/N e con protagonista un ladro spietato ispirato ai feuilleton del Fantômas francese. Già nel #3, Diabolik incontrava la bellissima Eva Kant, che diventerà la sua compagna di vita. L'importanza di Eva Kant nella storia globale del fumetto sta nel fatto che ella non è mai stata una donna sottomessa ma pari al suo uomo. Questo, unito al fatto che il Diabolik delle origini era di una cattiveria e crudeltà che sfioravano il sadismo, scandalizzò i benpensanti. Costante scopo del duo romantico e criminale è rubare denaro e gioielli per condurre una vita agiata e finanziare i nuovi e sofisticati metodi per le future rapine, spesso tecnologicamente al limite dell'irreale. E non si fanno scrupoli morali in questo, sebbene le loro vittime siano solitamente ricche famiglie, banche, politici corrotti, criminali o altri personaggi disonestamente arricchitisi. Perlopiù agiscono a Clerville, città-megalopoli immaginaria modellata sulla reale Marsiglia, ma non sono rare le avventure in altri luoghi, veri o inventati. Di Diabolik - passato e vera identità - si sa molto poco (lo diceva pure la sigla della simpatica serie animata
"Del tuo passato
non ne parli quasi mai,
quello che è stato
solamente tu lo sai"
). Altri particolari? Diabolik non ama le armi da fuoco, preferendo i silenziosissimi pugnali, droghe e veleni; guida una Jaguar E-Type superaccessoriata più di quella di 007; ma il suo punto di forza sono le maschere, fatte di una misteriosa resina modellabile capace di replicare alla perfezione la pelle umana e riprodurre i lineamenti di un volto umano maschile o femminile, giovane o anziano, inventato o reale.
Nel corso di mezzo secolo - Diabolik è solo più giovane di Tex Willer e Zagor! - il fumetto delle sorelle Giussani ha continuato a macinare centinaia di migliaia di copie al mese ed ha visto tra i suoi fumettisti anche nomi cari ai lettori Bonelli (Alfredo Castelli e Giancarlo Alessandrini su tutti).
Fine della sezione Uichipedìa.
Te non avevi mai letto Diabolik né te ne poteva fregar de meno, ma questo Speciale DK ti ha incuriosito e l'hai comprato e subitamente letto. Come mai?
Perché è di immediata lettura e non richiede conoscenze pregresse (e a recuperare vecchi numeri non ci pensi proprio). Da non-lettore di Diabolik ti senti di dire che questo Ultimate Diabolik è "figo", moderno, tosto, abile e intelligente, astuto a controllare gli ambienti, una leggenda metropolitana, un solitario dalle mille risorse, un temerario alla ricerca di sé stesso che difficilmente lascia testimoni a raccontare di averlo visto, ma che nel suo giocare sporco ha i suoi principi morali. Troppe volte però si ha l'impressione di trovarsi di fronte ad un "Batman italico dei criminali".
La sceneggiatura è funzionante e funzionale, sebbene non manchi di qualche pecca o ingenuità.
Quanto DK sia lontano dall'idea originale delle sorelle Giussani, o se sarà un successo, non puoi saperlo. La lettura l'hai però trovata piacevole al punto che ha alimentato in te l'interesse verso questo anti-eroe. Nella speranza che diventi una serie parallela regolare, e nell'attesa della serie televisiva che arriverà su SKY Cinema l'anno prossimo (e che si preannuncia figherrima: guarda il trailer sul Tubo!) hai perciò deciso di recuperare quantomeno una mezza dozzina de I Grandi Diabolik (collana perlopiù rivolta ai lettori occasionali, per alcuni versi concettualmente simile ai Giganti Bonelli, ma apprezzabile anche ai veterani in quanto si propone di ricollegarsi agli albi storici e agli eventi passati, al fine di creare una continuity ed evitare il cd. "effetto Paperino", ovvero ignorare nelle storie quanto è accaduto).

DK: Io so chi non sono #1
di Mario Gomboli, Tito Faraci, Giuseppe Palumbo
ed. Astorina, B, 175 pagg, col, € 4,90
Voto: ★★★★

mercoledì 22 maggio 2013

New XBOX One

Bene, ieri sera (tra rientro dalla palestra e telefonate inopportune) hai tentato di seguire la conferenza stampa di Microsoft che, dalle 19,00 (ora italiana), ha presentato la XBOX di nuova generazione, fantasiosamente chiamata XBOX One.
In due parole,
ti senti innanzitutto di confermare in toto quanto scritto in merito alla presentazione della PS4, ovvero che "Le console non sono più il punto di riferimento tecnologico, etc... etc...", "l'effetto WOW dove l'avete messo?! L'effetto sorpresa "spaccamascella"?!, etc... etc...", "quanto mostrato non è la next-gen che vuoi!, etc... etc...", e bla bla bla.
Eppure, forse perché sei boxaro dal profondo del corazón, forse perché i titoli presentati ti hanno più ingrifato di quelle quattro porcherie di Sony, forse perché Microsoft - come al solito - i keynote li sa fare, ed ha un gusto profondo per la teatralità: Steven Spielberg sul palco non è mica Mr. Nessuno!
Tra parentesi, devi specificare che, a differenza di Sony, Microsoft, nello svelare le proprie carte ha presentato la IV generazione della sua consolle casalinga nella sua forma definitiva! Non solo tonnellate di filmati, ma la consolle! No, dici, non come quei pivelli del Sol Levante che hanno presentato la PS4 senza far vedere la PS4!?

Si sono visti anche:
  • il nuovo controller, evoluzione del vecchio, migliorato nel design. Dici: perché mai dovevano migliorare il miglior pad che la storia delle consolle ha mai visto? Appunto! le novità riguardano solo una croce direzionale più precisa, i dorsali touch e i grilletti con force feedback, e la batteria integrata;
  • SmartGlass (l'app che già da adesso permette di utilizzare smarthone e tablet come schermo supplementare ingame), nativo e quindi potenzialmente presente in tutti i giochi;
  • una nuova KINECT (anch'essa parte integrante di ogni XBOX One) con risoluzione da 1080p a 30 fps, e con capacità praticamente avveniristiche: grande livello di definizione su mani e dita, possibilità di vedere in qualsiasi condizione di luminosità grazie all'infrarosso, calcolo del peso applicato sulle varie parti del corpo, riconoscimento degli stati d'animo grazie al rilevamento del battito cardiaco, totale isolamento del rumore di fondo dalla voce del videogiochista... ma che belle premesse/"promesse";
  • XBOX Live e sistema degli obiettivi ulteriormente potenziati (fino a 300.000 server di gioco, una progredita intelligenza artificiale capace di imparare lo stile dell'utente, fino a 1.000 amici in lista, videochat Skype, integrazione nativa con i server cloud-based Azure, salvataggi e ricerche istantanee, streaming in diretta delle partite, etc... etc...).
Certo che esteticamente non è il top!
Il quadro che emerge è dunque certamente intrigante, perché, seppure le specifiche tecniche annunciate non siano state comunicate nel dettaglio, e di massima siano in linea con quelle di PS4 (prevedono un eight-core X86 custom, 8 GB di RAM, hard disc di serie - non sostituibile, e lettore Blu-ray), quanto hai visto ti è parso di gran lunga più interessante del keynote di Sony.
Certo: la differenza definitiva la farà il procio grafico, le esclusive e le killer app... Mamma Microsoft ha dichiarato che le esclusive solo del 1° anno saranno ben 15! di cui 8 nuove IP. Devi crederci!

La Dashboard sarà a metà tra quella attuale e la schermata Start di Windows 8, e sarà molto proiettata verso la condivisione dei contenuti multimediali e i social network. Non solo videogiuochi dunque, ma entertainment in generale, tra musica, cinema, comunicazione. C'è chi parla già di un tramonto della consolle, dove l'intrattenimento videoludico sarà solo UNA componente, ma chissene! tanto al tramonto delle consolle stanno già lavorando alacramente smartphone e tablet!
Jesse Divnich, analista per EEDAR, ha definito XBOX One "uno straordinario step evolutivo nel campo dell'intrattenimento, che svilupperà un'esperienza da salotto totale e per tutta la famiglia, ma nello stesso tempo non escluderà gli hardcore gamer. Si tratta di un impressionante salto in avanti, ben calibrato sulle esigenze del pubblico medio nord-americano". Augh!

L'evento però non ha dissipato le ombre che ancora si addensano sulla nuova consolle: online obbligatorio, anche se non always-on; nessuna retrocompatibilità (neanche con gli accessori); attivazione e istallazione obbligatoria per tutti i titoli (che finalmente potranno essere giocati anche senza supporto fisico nel lettore); restrizioni sull'usato (pare verrà introdotta una sorta di "tassa sull'usato").

Ti pareva: nessuna chiarezza sul prezzo e sulla data di uscita effettiva (comunque entro la fine del 2013).

Hai detto di come questa XBOX One sembri, agli occhi di tanti, un interessantissimo step evolutivo, ma devi anche aggiungere come, secondo altri, possa essere l'ultimo tentativo di Microsoft per conquistare i nostri salotti... e per sopravvivere.
Leggi!
Per quanto sia stato già detto e ridetto, l'arrivo degli smartphone e dei tablet moderni ha completamente rivoluzionato il mercato e molte aziende, leader dei propri mercati solo cinque anni fa, ora hanno chiuso, sono in difficoltà o stanno per esserlo. Apple, Google e Samsung oggi ridono, ma in tanti piangono: Nokia, RIM, Sony, Sega e Nintendo. E Microsoft?
Microsoft è ancora un colosso, ma nei fatti campa decisamente di rendita. I settori nei quali dominava sono stati conquistati da altri oppure stanno lentamente scomparendo: Microsoft questo lo sa e da anni cerca di reagire, ma senza molto successo. La primaria fonte di reddito di Mamma Microsoft sono ancora oggi Windows e MS Office: due mercati fondamentali che però hanno visto, negli ultimi anni, una riduzione drastica a favore dei tablet (che stanno sostituendo i computer in molti utilizzi), di OSX e dei sistemi GNU-Linux (qualcuno ha detto Ubuntu?), e dei pacchetti di produttività aziendale gratuiti (OpenOffice, Google Docs, ecc...). L'intrattenimento digitale è in mano ad Apple; i servizi online sono roba di Google; i social network di quella faccia-da-cretino di Mark Zuckerberg; il settore mobile è equamente diviso tra Apple e Google (o meglio, tra Apple e le decine di produttori di terminali Android, Samsung ed LG in testa). Microsoft ha provato a contrastare i suoi avversari con Zune, Bing, SkyDrive e Windows Phone, con risultati spesso a dir poco penosi. L'unico mercato in cui ancora ha buone possibilità di piantare saldamente la propria bandiera è il nostro salotto (assieme a Sony). I suoi nuovi avversari finora hanno solo "giocato" in questo segmento: sono anni che si parla di Google TV e che prodotti come Apple TV e le Smart TV non decollano.
Riuscirà Microsoft a capitalizzare le sue potenzialità? E gli altri continueranno ancora a stare lì a guardare?

domenica 19 maggio 2013

Komics: tre-giorni all'insegna del fumetto a Villa S.G.

Venerdì 17 maggio ha debuttato in quel di Villa S. Giovanni (praticamente a due passi da casa tua!) la - UDITE, UDITE! - prima fiera del fumetto riggitana! Una tre-giorni (17, 18 e 19 maggio) organizzata dalla fumetteria La Locanda alla fine dei mondi e dalla Scuola di fumetto "Reggiocomix", con il patrocinio della Città di Villa S. Giovanni e della Provincia di Reggio Calabria, e il supporto economico di vari sponsor.
L'evento aveva il nobile scopo di raccogliere fondi per il progetto Eliminate, che si prefigge di debellare nel mondo il tetano neonatale.
Ci sei andato ieri sera per, diciamo un'ora e mezza (strasufficiente per girartela tutta), con la mogliera e la cognata (il cane a casa, perché pensavi - a torto - ci fosse "ressa").
L'evento, citi testualmente il manifesto, avrebbe dovuto offrire: "sfilate cosplay, sedute GdR, workshop della Scuola di fumetto, tiro con l'arco e battaglie medievali (con armi finte, of course), stand con materiale (fumetti, videogiochi, gadget, miniature Citadel) vintage, usato e medievale. Il tutto allietato da concerti" (allietato? la band era un frastuono assordante che impediva persino di colloquiare ad un metro di distanza!), la cui guest star di venerdì 17 pare fosse Giorgio Vanni, cantante di alcune delle sigle dei cartoni animati più amate di sempre.
Inoltre, l'associazione Attivamente di Lametia Terme presentava un viaggio a fumetti attraverso i volti degli eroi contemporanei che hanno fatto la storia nella lotta contro la mafia.
Dici: Hanno mantenuto le promesse?
Come direbbe qualcuno: Don't ask!
Diciamo che c'era tutto... ma giusto uno stand per ogni cosa... un recinto di 5x5 per le battaglie medievali, uno stand e un paio di tavoli all'aperto per giocare di ruolo, i soliti punti di ristoro (ma spiegami perché, ad una kermesse del fumetto, devi mangiarti il pane con la salciccia!), uno stand di retrogaming (dove potevi giocare aggratise al Nintendo e acquistare qualche cartuccia d'annata), tanta gente ridicolmente vestita, e uno strafottio di stand che vendevano fumetti nuovi o usati... perlopiù usati, visto che non era necessaria la Partita IVA, e quindi chiunque avesse la casa oppressa da libri o fumetti e la necessità di fare spazio, ha potuto ritagliarsi il proprio angolino. Invece, tra quelli nuovi... ci fosse stata un'uscita recente!? solo roba invenduta di magazzino!
Diciamo ancora che per € 3,00 d'ingresso ti sei, nel complesso, divertito: hai scambiato due chiacchiere col disegnatore Umberto Giampà che presentava il suo volume a fumetti Roma: La stirpe di Marte, e hai incontrato qualche amico che vendeva i suoi doppioni. Solo ti chiedi: come si fa ad avere uno stand di doppioni? Capisci che capita di riacquistare un albo per sbaglio o di ricomprarlo in una nuova e migliore edizione... ma millemila doppioni? e gadget da 50 o 100 eurozzi cadauno?
Eppoi c'erano due delle tre fumetterie di Reggio Calabria... grande assente giusto quella di tua fiducia!
Pare però, dalle lamentele di molti, che il Komics non sia stato adeguatamente pubblicizzato (oltre ad essersi svolto in una zona poco centrale). Ma siccome "sbagliando s'impara", speri che queste iniziative vengano ripetute in futuro, magari allargandole anche a fantasy, fantascienza e al fandom di Star Trek.

venerdì 3 maggio 2013

Star Trek. Commento

Ieri sera, visto che è prossimo l'arrivo nei cinema del sequel - atteso per il 13 giugno pv - hai rinfrescato la memoria rivedendo l'ultimo film di Star Trek. Quello del 2009. L'XI. O meglio: il primo di una nuova serie trekker ambientata in una continuity alternativa.
Star Trek di J.J. Abrams è infatti un reboot che gioca coi paradossi temporali al fine di introdurre una linea storica parzialmente diversa da quella fino adesso nota (e della quale, i film e i telefilm a venire dovranno tenere conto).
E gli attori? Bravi, tutti bravi. Chris Pine ha la faccia tosta che ci si sarebbe aspettato da un Kirk adolescente, Zachary Quinto è perfetto nei panni del vulcaniano Spock, Karl Urban riesce a ricreare molto bene le mimiche di McCoy che furono di DeForest Kelley. Anche gli interpreti di Sulu, Uhura, Checov e Scotty sono azzeccati (ognuno realmente della nazionalità che ha nella finzione). Nel film c'è anche una parte per Leonard Nimoy che interpreta lo Spock della vecchia linea temporale venuto dal futuro. In realtà era previsto anche un cameo per William Shatner, ma poi... ciccia!
Ti senti di fare i complimenti a J.J. Star Trek (XI) è il miglior film trekker di sempre: era dai tempi di Star Trek VII: Generazioni che non assistevi ad una cotale qualità! D'altronde gli ottimi incassi al botteghino parlano chiaro: mai nessun film della saga aveva incassato 375 milioni di dollari (costando meno della metà)!
Ma veniamo ai difetti. Prendi atto che Star Trek di J.J. Abrams è un nuovo inizio della saga, un punto di svolta, resosi necessario per svecchiare un mondo che iniziava a non essere più competitivo con la fantascienza più recente. È un tentativo, riuscitissimo, di rilanciare lo show televisivo che, da più di quarant'anni, è punto di riferimento per la fantascienza realistica.
I personaggi sono quelli che hai conosciuto ed amato con la Serie Classica... eppure, allo stesso tempo, sono diversi. Nel film sono inoltre presenti, qua e là, piccole contraddizioni.
Vediamole.

  • Nella linea temporale finora nota, Kirk cresceva con il padre. Nel reboot, invece, Kirk-padre muore all'inizio del film, sacrificandosi per salvare il resto dell'equipaggio. Nel frattempo sua moglie dà alla luce (su una navetta) James Tiberius. Ma che ci fa la madre di Kirk sulla USS Kelvin col marito? Solo da Picard in avanti alla Federazione hanno iniziato a portarsi dietro famiglia e civili nelle missioni quinquennali;
  • Quando Spock studia ancora su Vulcano assistiamo ad una scena di bullismo. Ma il bullismo non sarebbe bandibile da un vulcaniano perché "pratica illogica" avente come unico scopo una soddisfazione emotiva?
  • Nella Serie Classica il dongiovanni di turno era Kirk, "chiavettiere" bellone dalle pose ultraplastiche interpretato dal sempre mitico Shatner. Nel reboot è Spock a tubare con Uhura. Ma da quando i due sono fidanzati? Semmai era Kirk ad aver avuto un flirt con Uhura. E T'Pau, la promessa sposa di Spock sin dalla nascita, che fine ha fatto?
  • E da quanto le Schiave di Orione studiano all'Accademia (e sono libere, senza protettori)?
  • Passi che nel film non viene fatto alcun cenno a Remus, pianeta gemello di Romulus, ma: come fa Uhura a conoscere tutti e tre i dialetti romulani? Ricordi infatti che il primo incontro tra terrestri e romulani avviene in un episodio della Serie Classica. I romulani discendono infatti dai vulcaniani, ma sono separati da millenni di storia, e i rapporti tra le due razze sono stati lungamente sospesi;
  • Infine: in un episodio della Serie Classica, Spock sente a distanza, telepaticamente s'intende, la morte dell'equipaggio di una nave vulcaniana. La circostanza crea in lui un forte disturbo mentale (una perturbazione nella Forza, direbbe Obi-Wan Kenobi...) tanto da dover essere ricoverato in infermeria da McCoy. Cosa accade invece nel reboot? Spock assiste alla distruzione del suo pianeta natale abitato da miliardi di vulcaniani... e non mostra alcun segno di crollo psicologico!
  • Inoltre, teletrasporto, velocità curvatura e tecnologie di bordo appaiono nettamente più evoluti rispetto a quanto dovrebbero essere nel 2258. E la USS Enterprise è la più realistica astronave mai vista in un film di fantascienza e, per inciso, è molto più grande di quella della Serie Classica e addirittura dell'Enterprise-E!

Il (piccolo) problema del film è che non tutte le contraddizioni di cui sopra sono spiegabili con il fatto che il romulano Nero, giungendo dal futuro, altera la storia. È infatti palese come, alcune cose, siano state cambiate per rendere la serie più appetibile ad un pubblico moderno e/o per svincolarsi da "limiti e regole" che l'universo trek si portava appresso da quattro decadi.
Sul punto c'è una scena in Star Trek di J.J. Abrams che ti fa riflettere: la corsa sulle strade dell'Iowa di un Kirk bambino alla guida una vecchia Corvette.
Ocio: la Corvette, che è un modello del '66 - l'anno della nascita di Star Trek - assume un significato fortemente simbolico. Durante la corsa, Kirk lancia la Corvette a tutta velocità: la lancetta del tachimetro passa da 60 a 70 mi/h - gli anni della Serie Classica; poi, quella splendida autovettura, cade in un precipizio. Come a dire: il passato è morto. Questo (e quello che verrà) sarà qualcosa di nuovo e diverso. Che vi piaccia o no!.

Ops, dimenticavi la trama!
La storia è ambientata all'epoca del Capitano Pike, quando Kirk, Spock e McCoy studiano ancora all'Accademia della Flotta Stellare. Nero, un romulano malvagio, giunge dal futuro per vendicarsi sull'Ambasciatore di Vulcano (lo Spock del futuro). La sua vendetta - distruggere l'intero pianeta Vulcano - minaccia l'intera Federazione. In un viaggio pieno di avventura, divertimento e pericolo, le nuove reclute dovranno trovare il modo di fermare Nero.
Il fato della galassia è nelle mani di due rivali: il primo, James T. Kirk, è un giovane contadinotto dell'Iowa in cerca di emozioni; il secondo, Spock, è un giovane vulcaniano, metà umano, cresciuto in una società basata sulla logica che rifiuta tutte le emozioni. Focoso istinto e quieta razionalità: la loro improbabile ma straordinaria collaborazione (che diverrà l'amicizia che tutti i trekker conoscono) è l'unica cosa in grado di guidare l'equipaggio della USS Enterprise attraverso pericoli inimmaginabili, "fino ad arrivare là dove nessuno è mai giunto prima"!
BlooperS
Approfondendo, grazie al fido HyperTrek (altro che Uichipedìa!), "bibbia trek" curata dal bravo Luigi Rosa, hai scoperto che il film non è privo di errori.
  • La sonda della Narada perfora i pianeti al fine di raggiungere il nucleo dove depositare una goccia di "materia rossa", non-meglio-definita sostanza capace di creare una singolarità (buco nero) al centro del pianeta stesso. Ma, soprassedendo sulla credibilità di una sostanza di questo tipo, qual è l'obiettivo di raggiungere il nucleo? Vista la potenza della sostanza sarebbe stato sufficiente (e più facile) lanciare la "materia rossa" sulla superficie tramite una sonda, come già visto con la sonda Genesis in Star Trek II: L'ira di Khan;
  • Spock assiste alla distruzione di Vulcano dalla superficie di un altro pianeta (Delta Vega); ma il drammatico evento, per essere visibile nel modo visto nel film, presupporrebbe che la distanza tra i due corpi celesti sia analoga a quella Terra-Luna (e che Delta Vega debba essere un satellite di Vulcano)... cosa che nel film non sembra;
  • Durante la fusione mentale con Kirk, Spock parla di una supernova la cui esplosione nel futuro stava mettendo in pericolo la galassia. Ma l'esplosione di una supernova ha, in realtà, effetti più limitati: cinquanta anni-luce sono sufficienti per distruggere Romulus, ma non certo l'intera Via Lattea. Inoltre, bloccare una supernova con un buco nero è stupido: il nucleo della stella può - a seconda della massa - diventare una stella di neutroni o un buco nero esso stesso;
  • Per sfuggire all'attrazione del buco nero, Scotty espelle il nucleo a curvatura per trarre vantaggio dall'onda d'urto. Ma nello spazio non esiste un mezzo (come l'aria) in grado di propagare quel tipo di onde d'urto che possano trasmettere all'Enterprise la quantità di spinta necessaria per liberarsi dall'attrazione gravitazionale del buco nero.
Ciò detto, ricordiamo che siamo pur sempre ad Hollywood e che un po' di spettacolarità non fa mai male... purché non si esageri, altrimenti si rischia di smarrire la caratteristica principale di Star Trek: essere plausibile.

Pubblicato originariamente su fictionblog lì 14-mag-2009

Il segreto di San Nicola. La vera storia di Babbo Natale

Con quasi 20 anni di ritardo hai letto finalmente il Gigante #1 di Martin Mystère... l'osannatissimo Il segreto di San Nicola, da molti ritenuta la storia migliore e più rappresentativa del Detective dell'Impossibile di Mamma Bonelli. E non hai fatto fatica a crederlo, visto che Alfredo Castelli, in una delle sue migliori performance, imbastisce una trama che intreccia la figura di San Nicola, patrono di Bari e personaggio alla base del mito di Babbo Natale, con alcuni temi cruciali del mondo di Martin Mystère: il Santo Graal, gli Uomini in Nero, la Base di Altrove, i nazisti, gli extra-terrestri, Re Artù, la spada di Excalibur e la Lancia di Longino!

240 pagg. di "fuori catalogo", nelle quali hai trovato il meglio di Mystère: dal soprannaturale alla leggenda, dalla dissertazione storica all'archeologia misteriosa (con divertenti cenni ad Indiana Jones e Lawrence d'Arabia!), confezionato con gli splendidi disegni in B/N di Alessandrini!

Dicevi: una trama così intricata ed avvincente, che lì per lì hai pensato peccasse di eccessiva fantasia. E invece, documentandoti on the Net, ti scopri che la realtà "è tutta da scroprire e che spesso supera la fantasia".
San Nicola (o Nicolò) di Bari fu Vescovo di Myra (Turchia) fra il 270 e il 343 d.C., eletto da laico. È venerato sia nella Chiesa Cattolica che in quella Ortodossa, ma è noto anche al di fuori del mondo cristiano, avendo dato origine al mito di Santa Claus (St. Nicholas) ossia Babbo Natale. È il patrono di marinai, mercanti, bambini, prostitute, farmacisti e detenuti, e copatrono di Bari assieme a San Sabino. La sua "trasformazione" in Babbo Natale deriva dalla sua storica generosità e carità verso il prossimo (era erede di un ricco patrimonio e amava donare le proprie ricchezze ai poveri), che fecero sì che il Santo venisse identificato con l'immagine di "apportatore di doni".
Tanti sono gli episodi "miracolosi" della vita di San Nicola, la cui grandezza è famosa dall'Asia minore alla Groenlandia, alla Russia, fino a Canterbury in Inghilterra:
  • Una prima volta, il Santo venne a sapere che tre ragazze erano state destinate dal padre, finito in miseria, ad essere vendute come prostitute. Per aiutare la famiglia il Vescovo raccolse in un panno una notevole somma di monete d'oro e le gettò di nascosto, attraverso la finestra, nella casa dell'uomo, salvando le fanciulle dal loro sventurato destino;
  • Un'altra volta, il Vescovo, trovandosi a passare in una locanda e sapendo che l'oste aveva ucciso e fatto a pezzi tre fratelli, conservati in salamoia in una tinozza, resuscitò i piccoli e aiutò l'uomo malvagio a cambiare il suo modo di vivere;
  • In un'altra occasione, durante una carestia che aveva colpito Myra, Nicola fece distribuire al popolo parte del grano contenuto nelle stive di una nave; ma quando il grano fu pesato si vide che non era affatto diminuito. Il grano ricevuto in dono bastò alla gente per due anni;
  • Quando una nave al largo del Mar Egeo fu sorpresa da una tempesta e i marinai (invero abituati a ruberie e violenze), trovatisi in pericolo di morte, invocarono l'aiuto dei Signore, fu tanta la fede nella loro preghiera, che il Vescovo apparve loro e li aiutò a governare l'imbarcazione. Sbarcati sani e salvi, gli uomini di mare proseguirono la loro vita sulla via della virtù e del bene;
  • E quando il Santo morì, pare che dai suoi resti sia scaturito - senza sosta, per molti degli anni a venire - un liquido profumato, la manna, alla quale i fedeli attribuirono sin da subito proprietà miracolose e taumaturgiche. La manna veniva prelevata annualmente con ampolle di cristallo artisticamente dipinte, chiamate il "Vetro di San Nicola".
Tornando alla vita del Santo, dopo la morte dello stesso, quando nel 1087 Myra cadde in mano musulmana durante la Prima Crociata, Bari e Venezia, che erano dirette rivali nei traffici marittimi con l'Oriente, entrarono in competizione per il trafugamento in Occidente delle reliquie di San Nicola. Una spedizione barese di 47 o 62 marinai (le cronache non sono precise sul numero) su tre caravelle, raggiunse Myra e si impadronì di poco più della metà dello scheletro del Vescovo. Secondo la leggenda, giunte a Bari, le reliquie furono depositate là dove i buoi che trainavano il carico si fermarono. In quel punto fu eretta - con uno stile bizantino, longobardo e romanico ad un tempo - una nuova chiesa, l'attuale Basilica di San Nicola, consacrata due anni dopo da Papa Urbano II.
Le ossa (parziali) del Santo sono conservate in un sarcofago in cemento armato sito nella cripta nella Basilica. La non completezza dello scheletro si spiega col fatto che i baresi dovettero agire in fretta per timore dell'arrivo dei Saraceni. Il resto dello scheletro è in mano ai veneziani. Nella cripta si trovano altresì: moltissime ampolle con la manna, la famosa colonna detta "miracolosa", perché, secondo la leggenda, era stata trovata nel Tevere da San Nicola e portata a Myra per decorare la sua chiesa ma giunse inspiegabilmente a Bari nel 1098, galleggiando sul mare; dipinti e lunette raffiguranti le fasi salienti della vita del Santo; i resti del barile di legno in cui le spoglie del Santo avevano viaggiato da Myra a Bari; e, fino a non molto tempo fa, anche il tesoro di San Nicola, oggi custodito nel "Museo Nicolaiano" (il flusso secolare dei pellegrini ha permesso infatti, col tempo, la costituzione di un vero e proprio tesoro, composto dai doni votivi dei fedeli, sovente in materiali preziosi, tra cui molti "calici").
Dicevi come Castelli, nel suo romanzo grafico, abbia intrecciato la figura di San Nicola con la mitologia arturiana.
Leggende narrano infatti che la Basilica sarebbe stata costruita anche per celare il Santo Graal, il calice dal quale Cristo bevve nel giorno dell'Ultima Cena con gli Apostoli. A fondamento di questa leggenda, non va dimenticato che Bari si trovava, all'epoca, in un incrocio di strade che discendevano da tutta l'Europa cristiana, ed era uno snodo fondamentale di partenze e arrivi per l'Europa orientale: era il porto dal quale crociati e gente di ventura partivano per la Terrasanta; una città ai margini dell'Impero, ma nello stesso tempo pregna di sacralità. La Basilica Nicolaiana stessa è commistione di molte religioni e culture apparentemente slegate tra loro, unione tra il mondo cristiano occidentale, il mondo esoterico dei templari, e quello arabo orientale. È quindi plausibile che, se il Santo Graal sia realmente esistito, possa essere almeno transitato da Bari quando Percival il Gallese e Galahad lo recuperarono dal Re Pescatore per riportarlo nella terra da cui proveniva, Sarraz. D'altronde, la leggenda che circonda il recupero delle reliquie del Santo, vorrebbe che la traslazione delle ossa non fosse altro che una copertura, voluta dal Papa Gregorio VII per il recupero di "qualcosa" di molto più prezioso.
Nella Basilica si trovano tracce sorprendenti del mito di Re Artù: il bassorilievo dell'archivolto della Porta dei Leoni rappresenta un drappello di cavalieri normanni guidati da un Rex Arturius. Il fatto è che la rappresentazione è datata circa un secolo prima della diffusione in Italia della "Materia di Bretagna". Ma sappiamo anche che la simbologia della "spada nella roccia" si lega al mito del Santo Graal. Ora, è notorio che per molti studiosi il Santo Graal non era una coppa (piuttosto la discendenza di Gesù o la Sacra Sindone o un semplice simbolo). Ebbene, per alcuni di essi si tratterebbe di una "pietra" caduta dal cielo, di origine meteoritica...
Tutto torna... Il cerchio si chiude.
Nella Basilica sarebbe anche conservata una riproduzione della Lancia di Longino (la Heilige Lance), un'altra importante reliquia della Cristianità. Si tratta della lancia che il centurione Longino usò per trafiggere il costato di Gesù sulla Croce. E il sangue di quella ferita sarebbe stato raccolto da Giuseppe d'Arimatea in una coppa, forse la stessa dell'Ultima Cena. Secondo molti studiosi, il mito della Lancia di Longino (della quale, durante il Medioevo, iniziarono a circolare almeno quattro riproduzioni) avrebbe alimentato i numerosi miti sulle spade magiche e mistiche (Excalibur, Durlindana, Gioiosa, ecc...) e sulle lance invincibili (di Longino, di San Maurizio, ecc...).
Sul punto, Castelli immagina che Excalibur, alla fine, sia stata riforgiata in una lancia, nella quale sarebbe stato incastonato uno dei chiodi della crocifissione di Gesù.
A sostegno della fantasiosa idea di Castelli che anche l'Excalibur - la mitica spada estratta dalla roccia da Re Artù, consegnata alla sua morte alla Dama del Lago - si trovi in loco, più precisamente in Castel del Monte (che Castelli immagina edificato dall'Imperatore Federico II per replicare Camelot in terra di Puglia!), va detto che la vera funzione dell'immaginifico castello a pianta ottagonale è tuttora sconosciuta. Non è un "castello" vero e proprio, poiché privo di elementi tipicamente militari (leggi: assenza di fossati, feritoie troppo strette e posizione non-strategica). Alcuni elementi della sua costruzione, inoltre, fanno scartare questa ipotesi: le scale a chiocciola disposte in senso antiorario, avrebbero messo in forte svantaggio gli occupanti contro eventuali assalitori, perché i primi avrebbero dovuto impugnare l'arma con la sinistra. Anche l'ipotesi che fosse una "residenza di caccia" è discutibile, a motivo della presenza di fini ornamenti e dall'assenza di stalle. A causa dei forti simbolismi di cui è intriso e della costante geometria, è stato perciò ipotizzato che la costruzione fosse piuttosto un tempio, o un luogo ove dedicarsi indisturbati allo studio delle Scienze.
Infine, giusto per completezza sui misteri che circondano la Basilica di San Nicola, ivi è conservata una Spina della corona del Cristo, mentre sull'Altare del Patrocinio esiste una misteriosa iscrizione su una lamina d'argento, nota come il "Crittogramma di San Nicola": una sequenza di 622 lettere che, in apparenza, non formano alcuna parola... ma che Martin Mystère, magicamente, risolve. Bella lì!

Dici: e gli extra-terrestri?
Orbene, all'inizio della storia, all'alba dei tempi, alcuni alieni scendono sulla Terra, tra gli uomini-scimmia, per nascondere quattro talismani, che millenni dopo verranno ritrovati da Re Artù, Mosé, Longino e Gesù.
Secondo la tradizione celtica, alcune creature celesti, i Túatha dé Danaan, avrebbero regnato in tempi antichissimi e, prima di ritirarsi per sempre, avrebbero donato ai propri sudditi quattro potenti amuleti in grado di trasmettere la "conoscenza": la Pietra di Fal (che emetteva un grido se veniva calpestata da un legittimo Re), la Spada di Núada (che non perdeva mai un combattimento), il Calderone di Dagda (capace di sfamare un numero illimitato di persone senza svuotarsi mai) e la Lancia di Lúgh (che non mancava mai il suo bersaglio). Essi sarebbero divenuti l'archetipo rispettivamente di: la Pietra Nera della Ka'ba, le spade incantate, il Santo Graal e le lance del destino.

giovedì 2 maggio 2013

Batman: Terra-Uno #1. Commento

Oggidì finalmente anche tu hai potuto leggere quella piccola perla che è il #1 vol. di Batman: Terra-Uno del mai-troppo-celebrato Geoff Johns, supportato alle matite da uno dei migliori disegnatori sulla piazza, Gary Frank; la stessa coppia magica che ha realizzato altre grandi storie, quali Superman: Origini segrete.
La genesi di Batman: Terra-Uno è la medesima che ha prodotto Superman: Terra-Uno, ovvero la stessa che è alla base dell'universo Ultimate di Marvel: un universo alternativo (distinto dunque dalla continuity già rebootata), dove personaggi classici vengono ridefiniti partendo da zero, con l'aggiunta di varianti più o meno significative rispetto alle versioni storiche ed ufficiali; dove ciò che è familiare diventa inatteso... insomma, vecchi eroi per una nuova generazione di lettori.
Niente di rivoluzionario, certo. Ti trovi ancora una volta davanti l'n-sima storia sul debutto del Cavaliere Oscuro, in una Gotham corrotta e marcia. Ma che storia! Un Cavaliere Oscuro fallibile, inesperto, arrogante e irascibile, ridefinito con un look nuovo di zecca. Una Gotham che è più un inferno urbano che una metropoli civile, nella quale si può sopravvivere solo fuggendo da codardi o strisciando nella condizione di servi.
E ancora: un Jim Gordon inizialmente per nulla incorruttibile ma anzi disilluso; un Alfred à la Dr. House che diventa il principale sensei chiamato a forgiare il crociato mascherato; un Pinguino stronzo come non mai; una Babs adorabile come sempre.
Il volume l'hai letto, anzi divorato, in meno di un'ora. Non credi certo sia un capolavoro, ma certamente un'ottima riscrittura moderna sul mito del Batman, perfetta variazione del milleriano Batman: Anno Uno. Una graphic novel arricchita da tantissime citazioni, e che ha un palese debito nei confronti della trilogia cinematografica nolaniana.
L'edizione Lion è perfetta sotto ogni aspetto (stampa, rilegatura e confezione editoriale). Il prezzo forse è un po' altino. Ma lo vale per intero.

Batman: Terra-Uno #1
di Geoff Johns, Gary Frank
ed. Lion, B+al, 144 pagg, col, € 13,95
Voto: ★★★★★