mercoledì 30 gennaio 2013

Quando Olivetti inventò il PC

Pochi sanno che il primo Personal Computer fu sviluppato dalla italianissima Olivetti e si chiamava Programma 101.
Correvano i primi anni Sessanta. All'epoca chi doveva elaborare aveva a disposizione 2 sole alternative: usare una calcolatrice meccanica, che faceva solo le 4 operazioni matematiche, oppure ricorrere ai costosi elaboratori relegati nei centri di calcolo, gestiti da tecnici specializzati, a cui si accedeva mettendosi in paziente lista d'attesa. Tra le 2 categorie di prodotto vi era un fortissimo divario di prestazioni, modalità d'uso, dimensioni e costo (le calcolatrici più evolute costavano ca 1 milione di lire, mentre i calcolatori superavano i 20-30 milioni). È la Olivetti, guidata dal progettista Pier Giorgio Perotto, che intuì che c'era spazio per una macchina posizionata a livello intermedio.
Partendo da questa considerazione, Perotto cominciò a pensare ad "una macchina nella quale non venisse solamente privilegiata la velocità o la potenza, ma piuttosto l'autonomia funzionale"; una macchina di dimensioni contenute capace di stare in ogni ufficio o in ogni casa, dotata di memoria, flessibile, semplice da usare e programmabile. In pratica, una macchina che conteneva già in nuce tutti i concetti base del Personal Computer!

Il progetto di Perotto - ribattezzato "la Perottina" - prese corpo poco alla volta e quasi clandestinamente: all'epoca la posizione finanziaria della Olivetti stava diventando difficile e nel capitale sociale entrarono nuovi azionisti, che per prima cosa decisero di disinvestire il settore dell'elettronica che venne ceduto all'americana General Electric. Gli americani però non vedevano ancora l'informatica come "qualcosa per tutti" (Steve Jobs era ancora lontano...), mentre in Olivetti il settore veniva considerato un'attività che assorbiva risorse ed offriva prospettive di ritorno economico solo nel lungo termine. Solo Perotto e il suo team (composto da 2 ingegneri) restarono in Olivetti e, nel 1964, completarono il prototipo della Programma 101.
La presentazione del prototipo avvenne su suolo americano: l'occasione fu la grande esposizione BEMA Show che si tenne a New York nel 1965. La Programma 101 divenne subito l'attrazione principale dell'esposizione, oscurando i prodotti americani, e riscosse l'apprezzamento della stampa, l'interesse dei potenziali clienti e il riconoscimento dei concorrenti. Perché la Programma 101 era un calcolatore elettronico poco più grande di una macchina da scrivere, in grado di fare più delle semplici 4 operazioni aritmetiche (lavorava con la precisione di 22 cifre a virgola fissa e 15 cifre decimali). Aveva a disposizione 10 registri di memoria che potevano contenere ciascuno fino a 24 istruzioni; era possibile scriverci programmi, in un facile linguaggio di programmazione basato su 15 istruzioni elementari intuitive, da memorizzare su piccole schede magnetiche, le famose "cartoline", che funzionavano a mo' di floppy disc. La Programma 101 non aveva uno schermo né andava collegata alla TV: era dotata di una stampante a rotolo tramite la quale venivano visualizzati i risultati delle elaborazioni. La sua componente elettronica spiccava per pulizia, funzionalità e ordine (la Programma 101 era una macchina a transistor, visto che ai tempi le CPU non esistevano, e la memoria era ingegnosamente costruita tramite un lungo e sottile filo di acciaio armonico arrotolato su sé stesso); mentre il suo design, che introdusse per la prima volta il concetto di ergonomia nel mondo dei computer, era opera di un famoso architetto - perché Perrotto ci teneva che il suo prodotto fosse gradevole anche da vedere! In poche parole, la Programma 101 era avveniristica e all'avanguardia, perché fu il 1° computer da tavolo ad uso personale (uscirono tantissimi programmi: contabilità, astronomia, medicina, statistica, finanza, ingegneria... calcolo di buste paga, polizze assicurative e rate mutuo...), e introdusse il concetto di "informatica alla portata di tutti" (idea che, come sappiamo, s'è poi rilevata vincente... tranne che per la Olivetti...). Gli stessi promo pubblicitari dell'epoca, con la loro intuizione che i Personal Computer sarebbero diventati un oggetto di uso quotidiano, sembrano una lontana eco del "Think Different" di cupertiniana memoria!

La Programma 101 fu subito un successone: costava $ 3.200 (un frazione del costo di un supercomputer), venne prodotta in 44.000 unità, delle quali il 90% vendute in America. Tra gli utilizzatori: la NASA, che la utilizzò per le sue ricerche spaziali; la NBC, che ci calcolava i risultati elettorali da fornire ai telespettatori; e l'US Army, che la impiegò per calcolare le coordinate degli obiettivi dei bombardamenti durante la guerra del Vietnam.
La Programma 101 poteva essere l'occasione per lanciare Olivetti verso l'elettronica e la piccola informatica, ma si è rivelata invece il classico enorme vantaggio buttato alle ortiche! La Olivetti, infatti, da buona impresa italica, non capì la portata rivoluzionaria del suo prodotto (in quel momento unico e senza concorrenti) e tornò a posizionarsi sulle calcolatrici meccaniche di precisione. Il resto è storia nota: oggi Olivetti produce macchine da scrivere, stampanti ed etichettatrici per Poste Italiane.

Tornando agli anni Sessanta, nel 1967 la Hewlett Packard presentò sul mercato l'HP 9100, un calcolatore pesantemente ispirato alla Programma 101 (con un display al posto della stampante), tanto che HP dovette versare ad Olivetti 900 mila dollari a titolo di royalties per i brevetti violati.
Quello fu l'inizio della leadership americana.
Ma è innegabile che da quel prodotto italiano vintage sono derivati: un computer che ha introdotto feature rivoluzionarie (il Macintosh), un computer che ha lasciato milioni di ragazzi e l'intera industria della grafica con la mascella a terra (l'Amiga), il sistema operativo più diffuso al mondo (Windows), e una moltitudine di campioni dell'era 8-bit (Commodore 64= e Spectrum su tutti)!

Pubblicato originariamente su fictionblog lì 19-sett-2011

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